Tutti, bene o male, anche tu, sappiamo cosa significhi avere la “febbre”. È il momento esatto in cui il nostro organismo reagisce a una minaccia in corso, la prova lampante che le nostre difese immunitarie stanno facendo il loro sacrosanto dovere.
“Come scotti!”. Tutto il calore, il movimento, forse anche il delirio, sono simbolo di lotta interna di fronte al pericolo, per arrivare a superare ciò che ci sta affliggendo.
“L’arte non è una posa ma resistenza alla mano che ti affoga” è una frase della canzone “Scotta” di Niccolò Fabi (Tradizione E Tradimento) di cui tutti abbiamo bisogno, anche tu, proprio come la febbre. La penna che scotta quando scrive l’imprevisto vista da Niccolò sottolinea come la creatività sia un atto di coraggio e sopravvivenza: il processo che risveglia la capacità di amare ciò che facciamo, chi siamo, anche nei momenti più difficili. È movimento, anzi, tutto ciò che è in movimento, una forza viva e pulsante contro gli ostacoli, il tentativo di emergere a dispetto delle forze che cercano di soffocarci.
Tutti sappiamo anche che gli imprevisti non sono prevedibili. È l’imprevisto stesso a diventare la forza che spinge corpo e mente a reagire, è la nostra scintilla. Come il gesto creativo non viene pianificato, anch’esso nasce da una tensione, un movimento disorientante e improvviso. La penna che scrive l’imprevisto non si gira dall’altra parte, scrive l’inaspettato, è pronta a scoprire ciò che è nascosto: dolore, verità, consapevolezza? Qualcosa che ci sfugge. È l’atto stesso che non si sottrae ma sceglie di essere.
Ti sembrerà impossibile pensare che, a volte, anche certe esperienze quotidiane, nel loro apparente banale svolgersi, possono arrivare a scuoterci e sorprenderci. La cabina dell’aereo al decollo è simbolo di un’esperienza che si ripete, potremmo dire quasi all’infinito, eppure è pregna di tensione e aspettativa. La potenza dell’eterno dentro al quotidiano ci fa immaginare che, anche all’interno di un momento ordinario come quello di bere una caraffa di acqua e limone o darsi un bacio accanto a un gelsomino, può nascondersi una connessione ricca di significato e potenza.
La felicità è un momento di distrazione, arriva quando non sei troppo concentrato su di essa. Mi piace pensarla come un effetto collaterale di qualcosa che ci travolge completamente. E quando arrivi a scottarti con la mano sul fuoco, hai accettato il rischio, l’impegno e l’intensità di metterti in gioco completamente.
Siamo tutti, anche tu, portati a pensare all’arte come qualcosa di lontano dalla nostra quotidianità, una posa, qualcosa di statico e selettivo che ci esclude. L’arte, però, non è un’entità distante e riservata solo a pochi eletti ma è reazione, tensione, partecipazione. È qualcosa di esteso, è umana: ognuno ha il potere di reagire e la possibilità di creare, in modo unico, con la propria voce, le mani, il corpo o anche con il silenzio. Si crea già nel momento in cui scegliamo di esserci e di non sottrarci. L’arte, anche nei suoi gesti più semplici, è la risposta alla vita stessa.
Penso che, anche se è fondamentale fermarsi, concedersi il giusto tempo per interiorizzare ciò che ci accade, c’è qualcosa di altrettanto naturale che a volte mi sfugge: esisto nel momento in cui vivo l’impulso incessante di qualcosa che mi accende e mi tiene in vita. Così come nel creare, come in qualsiasi altra cosa tu voglia, è il gesto che si rinnova continuamente e diversamente, come atto impetuoso che ci ricorda che, nonostante tutto, noi siamo in grado di reagire, di evolverci e di sorprenderci, ancora, di noi stessi.

